fbpx
Via Ing. Rosaspina 2/C – 21036 Gemonio (VA) 0332 602 085 centro.dentistico@gmail.com

La carie – un nemico insidioso, se poi ci si mettono anche i “geni del male”…

La carie è una delle patologie più diffuse: più del 90% della popolazione mondiale ne soffre. Ma la causa non è solo una cattiva alimentazione o un’inadeguata igiene. Alcuni scienziati hanno dimostrato che alcuni geni influenzano la predisposizione alla carie.

La carie è una delle patologie più diffuse: più del 90% della popolazione mondiale ne soffre. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è una malattia causata da agenti esterni e che colpisce lo smalto e la dentina provocandone il rammollimento e quindi delle cavità nei denti. In realtà la carie non viene provocata solo da agenti esterni, che possiamo indicare, soprattutto, in un’alimentazione scorretta o in una cattiva igiene orale, ma anche da geni e altri fattori endogeni, cioè che hanno origine all’interno dell’organismo.

Andiamo con ordine però. Innanzitutto cos’è la carie? E come si forma?

Come detto, la carie è una patologia seria che determina una degenerazione dei tessuti duri del dente ovvero smalto e dentina. E questo, è importante precisare, vale sia per i denti permanenti che per quelli da latte. Il meccanismo di formazione della carie parte dagli zuccheri introdotti con l’alimentazione. Questi zuccheri si depositano all’interno della bocca dove vengono utilizzati come nutrimento dai batteri della cavità orale. I batteri agiscono quindi sugli zuccheri facendoli fermentare e producendo acidi vari tra cui quello lattico, che riesce ad intaccare lo smalto formando una spaccatura nel dente che diventa un habitat ideale per lo sviluppo e la proliferazione degli stessi batteri. Una volta insediati nella frattura, i batteri producono enzimi che degradano ulteriormente le diverse componenti del dente e danno origine alla carie.

Tutte le cause della carie

Come detto, però la carie non viene causata solo dall’eccesso di zuccheri nella nostra alimentazione. E a volte non è neanche sufficiente un’igiene orale costante e ben fatta. Tra i fattori endogeni che favoriscono la formazione della carie c’è anche una scarsa salivazione: la saliva è fondamentale per la sua azione anti-acida in bocca e per la sua capacità di detergere la cavità orale. Ci sono persone però che hanno una scarsa salivazione indotta da altre patologie, ad esempio il diabete, e che quindi saranno più esposte alla carie.

Anche la forma dei denti può favorire il deposito della placca e la successiva formazione della carie: chi ha denti molto spaziati tra loro o sovrapposti potrà essere esposto a carie interdentali, proprio perché la forma dei denti ne complica la pulizia e facilità il deposito di residui di cibo.

Alcune ricerche di genetica, hanno inoltre stabilito, che c’è un forte legame tra alcuni geni e la carie:
è stato dimostrato che il gene coinvolto nella percezione del gusto amaro TAS2R38 e il gene coinvolto nella percezione del gusto dolce TAS1R2 sono correlati alla predisposizione allo sviluppo della carie. Da una ricerca effettuata sul DNA di 2500 persone di diversa età, con dentatura da latte, mista o permanente, è risultato che i geni TAS2R38 e TAS1R2, o più esattamente, la presenza di varianti di questi geni, rappresenta un fattore di predisposizione alla carie, mentre altre ne forniscono una protezione. Per quanto riguarda il gene TAS2R38 sono state individuate delle varianti che hanno permesso di classificare gli individui come “TASTER” o “NON-TASTER”: i primi sono individui particolarmente sensibili al gusto amaro, gli altri hanno una sensibilità minore; i “TASTER” tenderanno a mangiare meno volentieri, trovandole sgradevoli, alcune verdure come cavoli, rape, broccoli o a bere poco tè verde e a preferire alimenti dolci; i “NON-TASTER” tenderanno invece ad assaggiare più pietanze, ad avere una maggiore predilezione per le verdure e, nel complesso, avranno un’alimentazione più varia e meno cariogena. Per il gene TAS1R2 sono state individuate delle varianti polimorfiche, una delle quali associata al consumo abituale di zuccheri. Nelle visite odontoiatriche successive si è rilevato che le varianti genetiche presenti negli individui che preferiscono i sapori dolci sono correlate ad una maggiore tendenza a sviluppare carie. 

Anche la prevenzione chiede aiuto alla genetica

Quindi oltre all’igiene orale (spazzolino e filo interdentale tutti i giorni!), all’alimentazione, alla composizione della flora batterica e della quantità di saliva anche i geni hanno un ruolo determinante nel favorire o meno l’insorgenza della carie. Sarebbero, infatti, proprio i geni a guidare o meno i nostri comportamenti verso l’elevato consumo di zuccheri, da cui poi hanno origine i meccanismi di formazione della carie. Questo non vuol dire che chi è geneticamente predisposto a sviluppare la carie non possa fare niente per evitarlo, anzi.

Innanzitutto è fondamentale curare l’alimentazione e l’igiene orale: resta sempre un’abitudine alla base della prevenzione dalla carie! E soprattutto, i risultati dei ricercatori americani ci fanno capire solamente che per combattere contro “i geni del male” bisogna affinare le nostre armi. E non è difficile: un semplice test genetico in età pediatrica potrebbe essere importante per capire effettivamente come personalizzare l‘attività di prevenzione e contrastare con maggiore efficacia l’insorgenza della carie nei denti permanenti. 

La ricerca sta ottenendo molti risultati in campo dentale e in un futuro vicino difendersi dalla carie e curare i denti sarà sempre più semplice e meno doloroso. Alcuni scienziati, ad esempio, hanno identificato il gene responsabile dello sviluppo dello smalto dentale: se capiranno come attivare questo gene in età adulta sarà possibile ricostruire lo smalto dei denti, perso a causa di malattie, traumi, carie o fumo con una semplice terapia con cellule staminali.